E’ sempre più evidente la constatazione che la domanda di trattamento ortodontico sia enormemente aumentata. Ciò è sicuramente dovuto alle migliorate conoscenze dell’utenza in materia di prevenzione e salute ma anche – in grande parte – alle esigenze sempre più pressanti della cura dell’immagine, di cui un bel sorriso è elemento fondante.
L’esigenza, sempre più attuale, di avere i denti perfettamente allineati non deve far dimenticare, però, la domanda fondamentale che è alla base dell’ortodonzia tutta e di ogni disciplina medica: Perché accade? Perché molti hanno i denti “storti”?
I denti non sono “sassolini” ma strutture biologiche e funzionali inserite in un contesto più ampio.
Nella malocclusione “i denti ed i processi alveolari devono essere considerati le vittime passive di un’interazione continua di forze muscolari, essendo la loro posizione determinata dalla risultante di tali forze. Il problema delle alterazioni muscolari suscettibili di provocare anomalie dell’occlusione, appare in tutta la sua estensione ove si ponga mente al fatto che devono essere prese in considerazione non solo le forze muscolari che circondano le strutture alveolo-dentali, ma anche l’intera catena di muscoli che collegano ventralmente (con l’intermediario di mandibola e ioide) e dorsalmente il cranio alla gabbia toracica e alla colonna vertebrale, che influenzano le condizioni di equilibrio morfo-topografico dell’apparato stomatognatico.”
Le malocclusioni non sono il risultato di una ereditarietà casuale o sfortunata ma dell’adattamento delle nuove generazioni a condizioni di vita diverse da quelle dei propri predecessori (vale a dire artificiali e lontane dal ciclo naturale). Basti pensare che oggigiorno la nostra alimentazione, troppo sofisticata e non abrasiva si basa sul consumo di alimenti per lo più artificiali industriali (in particolare molli ed a alto contenuto di zuccheri) che portano ad una masticazione prevalentemente verticale, con scarsa usura dei denti e ad una maggiore incidenza di carie, denti storti ed alterazioni delle ossa craniche.
Quindi la disfunzione masticatoria (insieme ad altre disfunzioni prima delle quali quella respiratoria) diventa una delle cause predisponenti allo sviluppo dei denti storti.
Di fronte ad ogni situazione di denti storti la nostra attenzione dovrà per prima cosa concentrarsi, non tanto sul come ripristinare forzatamente una giusta posizione dei singoli denti, ma nel cercare di capire perché in quel particolare individuo il meccanismo di adattamento ha sviluppato quel risultato estetico (denti storti) e come ha fatto il suo organismo ad adattarsi in quel modo sulla base delle proprie caratteristiche genetiche, scheletriche, dentali e disfunzionali. In altre parole la prima cosa da fare nell’affrontare qualsiasi malocclusione sarà quella di fare una corretta, approfondita e completa diagnosi.
Ortodonzia: l’importanza di una valutazione globale
Pertanto, per trovare le cause dei disallineamenti dentari, è necessaria una valutazione attenta e globale dell’intero sistema morfo funzionale, non soltanto della bocca. Un approccio moderno ed evoluto al trattamento ortodontico non può prescindere da quello multidisciplinare; in una parola: olistico.
La fisiologia non prevede la simmetria strutturale ma esige un compenso funzionale. La malocclusione, in ultima analisi, è il risultato di una serie di adattamenti funzionali compensatori e rappresenta la migliore occlusione individuale possibile.
Per tale motivo ogni trattamento ortodontico deve evitare d’interferire con equilibri e compensi funzionali. E tale considerazione, se si vuole (e si deve) rispettare la fisiologia, è evidentemente in palese contrasto con le vecchie scuole di ortodonzia che prevedono un modello precostituito: l’ideale estetico non sempre corrisponde a quello fisiologico, perché ogni sistema è di per sé unico. L’arco ideale preformato, che tende a creare un’arcata simmetrica in un contesto cranio-facciale asimmetrico, dal punto di vista funzionale e posturale rappresenta un insulto sia scientifico, sia biologico, sia clinico.
Pertanto la prima visita ortodontica non può essere limitata alla bocca e ai denti, ma deve considerare tutto il complesso che è alla base della formazione delle arcate dentarie.
La tendenza attuale più evoluta nell’approccio al paziente ortodontico è quella d’intervenire in età precoce (4-6 anni) non tanto con apparecchiature ortodontiche quanto con trattamenti intercettivi osteopatici che riescano ad individuare in tempi utili eventuali disfunzioni responsabili d’interferenze negative nella formazione delle ossa mascellari e conseguentemente delle arcate dentarie, onde permettere successivamente all’ortodonzista di coniugare estetica e funzione.
Nel rispetto della fisiologia umana.