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In che modo la lingua influenza direttamente postura e Sistema Nervoso Centrale?

18/03/18
In che modo la lingua influenza direttamente postura e Sistema Nervoso Centrale?

Per farvi capire quanto la bocca sia un apparato complesso ed estremamente specializzato dal punto di vista neurofisiologico basta pensare che è lì che compare il primo atto motorio, nella decima settimana intrauterina. Quindi la prima connessione motoria prodotta è proprio con la bocca, attrverso la deglutizione.

Il feto infatti, ingoia per tutta la gravidanza, con lo scopo di funzionalizzare l’apparato digerente ed emuntorio renale.

In uno stato di deglutizione corretta, la lingua si posa su un punto preciso situato sul palato, proprio dietro agli incisivi centrali, che coincide con l’emergenza del nervo naso-palatino, una terminazione del nervo Trigemino.

La svolta nella conoscenza del potenziale funzionalizzante della lingua, su sistema nervoso e postura, è avvenuta con la scoperta che l’ emergenza nel palato del nervo naso-palatino è ricchissima di esterocettori, cioè dei recettori coinvolti nel meccanismo della informazione posturale.

Si è così sviluppato lo studio della rieducazione linguale come valido supporto alle varie tipologie di fisioterapia; si è valutata la capacità della lingua di influenzare il funzionamento dei recettori posturali primari dall’occhio al piede, all’apparato vestibolare, alla mandibola. Ma si è anche evidenziato il ruolo insostituibile della stimolazione dei recettori palatini nel trattamento riabilitativo di pazienti affetti dalle più svariate patologie, ad esempio il Parkinson.

Sono stati condotti studi attraverso i quali si è apprezzato l’effetto miorilassante (rilassante muscolare) generale e l’effetto riequilibrante sulla muscolatura di tutto il corpo determinato dalla stimolazione palatina.

Ciò ha permesso di approfondire alcune tematiche importanti e controverse come, ad esempio, quella del Bruxismo.

 

L’effetto della stimolazione linguale del recettore palatino, sempre assente nel paziente bruxista, il progressivo interrompersi di questa deleteria parafunzione a mano a mano che la lingua riprende la sua postura ideale, fino alla scomparsa dello stesso, trovano la loro spiegazione proprio nella stimolazione del rilassamento muscolare.

Precisiamo che la lingua è l’effettore, ma il protagonista dei cambiamenti è senza dubbio il nervo Trigemino.

Il trigemino infatti è in stretta relazione con molti altri nervi ed è da considerare il principe della formazione reticolare, un un importante centro di integrazione sensitivo-motoria che, attraverso i suoi nuclei, ha le seguenti funzioni:

– azione sul tono posturale e sulle attività riflesse

– mantenimento dello stato di vigilanza e del ritmo del sonno

– trasmissione della sensibilità viscerale

Quindi attraverso alcune vie neurologiche esso determina la secrezione dei vari modulatori della funzione cerebrale divenendo l’artefice del benessere generale o causa di danni di varia entità. La stimolazione dello Spot palatino (l’emergenza del nervo nel palato) ad opera della lingua, determina risposte a distanza che sembrano avere la capacità di rifunzionalizzare l’intero sistema nervoso centrale.

 

Riportiamo di seguito, la toccante testimonianza del Prof. Ferrante, massimo esparto mondiale di rieducazione linguale grazie ai quali insegnamenti il nostril Dott. Lorenzo Alberti Dott. Matteo Vernengo hanno portato questa fondamentale terapia nello Studio Dentistico Giuva:

Nell’ultimo periodo mi sono capitati due casi di bambini, venuti alla mia osservazione per riabilitare la deglutizione, ma affetti entrambi da atrofia di varie aree dell’encefalo, diagnosticate in istituti ad alta specializzazione e dei quali non avevo alcun motivo di dubitare. Entrambi (5 e 3 anni) non camminavano e non parlavano; il primo con diagnosi di atrofia del cervelletto da cerebellite virale, il secondo di atrofia del corpo calloso.

Il primo dopo 6 settimane giocava a pallone e si esprimeva come un commentatore televisivo, il secondo dopo una settimana ha lasciato la sedia a rotelle e in un mese faceva domande alla mamma, lasciando sbalorditi i terapisti che li seguivano in istituto. Soltanto con una ricerca condotta alla Sapienza con la RMN funzionale abbiamo potuto capire che quei cervelli erano solo “spenti” e non “bruciati”.

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